Un abitante dell’Eure,
perseguito per negazione di
crimini contro l’umanità e provocazione e appello all’odio razziale,
rischia 18 mesi di prigione con la condizionale per degli scritti
antisemiti.
Dopo un anno di rapporti, di cambio d’avvocato e di udienze del
riesame, il dossier di Philippe Di Costanzo è arrivato infine davanti al
tribunale di Évreux martedì alla fine del pomeriggio. Questo
settuagenario domiciliato a Breteuil è perseguito per una serie di
scritti dalla forte connotazione antisemita sulla sua pagina Facebook.
D’altronde, se il periodo preso in esame dalla giustizia è limitato
(ottobre-novembre 2017), il pensionato dell’Eure aveva espresso delle
affermazioni simili prima e soprattutto dopo. Anche le sue audizioni
davanti ai poliziotti parigini, primi responsabili del caso a seguito
della denuncia presentata nella capitale dall’Organisation Juive
Européenne, o ai gendarmi di Verneuil-d’Avre-et-d’Iton non hanno
moderato quella che la procura ha qualificato come «sola idea ossessiva, una passione piena di odio».
Per Philippe Di Costanzo, gli ebrei «erano ben curati ad Auschwitz»; delle personalità come Elie Wiesel o Simon Wiesenthal «hanno mentito» sui campi della morte «di cui non si ha nessuna prova evidente»; «la pornografia e la pedo-pornografia sono le armi segrete degli ebrei per rovinare la cristianità»; il genocidio armeno deve essere imputato «agli ebrei turchi».
Lungi dal rinnegare le sue affermazioni in blocco, l’imputato assicura
persino di avere, nei documenti portati a conoscenza del tribunale, «fornito le prove dell’inumanità ebraica anticristiana». Alla sbarra, ha fatto marcia indietro solo su un punto: «Mi rammarico di avere scritto che la sola cosa che gli ebrei non hanno rubato, sono i pogrom. Ho ritirato questa frase».
Sicuro del fatto suo, nel citare lo scrittore Louis-Ferdinand Céline
così come il negazionista Robert Faurisson, Philippe Di Costanzo viene
descritto come «assai erudito», dall’esperto-psichiatra, ma anche dotato di una «personalità psico-rigida» che l’imputato d’altronde riconosce.
Per i signori Malinbaum e Sicsic, rappresentanti dell’associazione
Avocats sans frontières che si è costituita parte civile, l’imputato «ha
una sola ossessione: gli ebrei e nient’altro che gli ebrei, fonte del
male su questo pianeta. È l’antisemitismo che Di Costanzo sostiene alla
sbarra, è un oscurantismo che ha il solo scopo di seminare l’odio». L’interessato, lui, minimizza: «Non sono mai stato censurato da Facebook. Questa è la prova che non è così grave».
Per il suo avvocato, signora Grimault, «non siamo nella morale,
ma nel diritto. La libertà di espressione si deve applicare, direi, al
di sopra di tutto. Grazie all’OJE, alla stampa, alla procura di Parigi e
a quella di Évreux che ha deciso di perseguirlo, Di Costanzo avrà un
uditorio come non ha mai avuto. Quello che si può rimproverare al mio
cliente, è che egli fa delle comparazioni, certo dubbie, ma non siamo
nella negazione della Shoah». Ella ha dunque chiesto il proscioglimento completo del suo cliente.
Il pubblico ministero ha richiesto, da parte sua, 18 mesi di prigione
con la condizionale e 5000 euro d’ammenda. Il giudizio, ormai ultimato
il dibattimento, sarà reso noto il 19 dicembre.

La Legge Mancino è anticostituzionale perché in contrasto con l’art. 21 della Costituzione che garantisce libertà di espressione ai cittadini. Nel 1974, negli anni del terrorismo comunista, la Corte Costituzionale dichiarò illegittimo l’art. 415 del Codice penale nella parte in cui prevedeva come reato l’istigazione all’odio tra le classi sociali. La motivazione in quel caso era proprio l’art. 21 della Costituzione: due pesi, due misure…
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