
Dare del clandestino in modo generico non fa scattare l’aggravante del razzismo. Lo ha deciso, l’8 giugno, il giudice Ivan Borasi che ha disposto il non luogo a procedere nei confronti di Marvin Di Corcia, attuale consigliere comunale della Lega, accusato di diffamazione con l’aggravante della discriminazione razziale, come previsto dalla Legge Mancino (205 del 1993).Marvin Di Corciaaveva genericamente postato su Facebook “guarda quei clandestini che se la spassano”. Nessun commento razzista riferito a razza, religione o etnia o nazionalità, come recita la norma. Il giovane, però, decide di querelarlo, facendo partire l’indagine della procura condotta dal pm Emilio Pisante. Di Corcia contatta il ragazzo - che poi ritirerà la querela - e si arriva a una composizione della vicenda con un risarcimento economico. L’indagine, però, prosegue perché l’aggravante del razzismo fa sì che il reato si persegua d’ufficio. Cervini ha sottolineato come Di Corcia non abbia subito riconosciuto quel suo amico. Poi è passata alla parte di diritto. Il termine clandestino era generico e non rivolto a lui e poi è una parola utilizzata largamente sui giornali che non ha un carattere denigratorio. Ma, soprattutto, la violazione di legge mancino non sussiste: dire in modo generico “guarda quei clandestini” non si riferisce in modo discriminatorio né alla razza, né alla religione né all’etnia né alla nazionalità.
http://www.ilpiacenza.it/cronaca/di-corcia-processo-aggravante-razzismo-lega-assolto.html
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