La denuncia di Ilaria Cucchi parla anche di istigazione, apologia di reato e diffamazione aggravate
È stata depositata la querela annunciata dall’avvocato Fabio Anselmo contro il gruppo de I Pinguini Estensi. La persona offesa, Ilaria Cucchi, chiede alla procura di Ferrara di perseguire per diffamazione aggravata 48 commentatori. I 9 amministratori e moderatori
del gruppo, invece, oltre che di concorso in diffamazione, sono
accusati anche di istigazione a delinquere e apologia di reato aggravati
e di associazione per delinquere.
Nella querela viene chiesto anche il sequestro preventivo, con l’immediato oscuramento, della pagina facebook.
L’avvocato anticipa che “presto seguiranno analoghe denunce da parte mia e Rita Calore, anche per istigazione all’odio razziale”.
Partendo dall’inchiesta di Estense.com, che era venuto in possesso di alcuni dei commenti scritti nel gruppo chiuso,
segnalandone il contenuto profondamente offensivo e denso di odio e
violenza, la Cucchi denuncia “decine (se non centinaia) di offese” a
lei, alla sua famiglia e alla memoria del fratello Stefano.
“Oltre agli insulti
gratuiti – spiega Cucchi nella querela -, molti di tali commenti,
seguono dei temi comuni ricorrenti, anche perchè stimolati dagli stessi amministratori del gruppo facebook,
ovvero, che la sottoscritta specula economicamente sulla morte del
fratello defunto, mentre quando era in vita non lo voleva nemmeno vedere
(o lo avrebbe cacciato di casa, o si vergognava, o perchè in vita
creava solo problemi e non guadagni, ecc.), oppure che è una drogata o
comunque favorevole allo spaccio di droga, o addirittura che il proprio
fratello meritava di essere ucciso”.
Come esempio vengono
riprodotti diversi commenti dal contenuto diffamatorio. Si fa notare
anche che, “ad ulteriore dimostrazione dell’impostazione delinquenziale del gruppo”,
alcuni commentatori vengono anche insigniti del titolo di “Nuovo
collaboratore di talento”, “riconoscendo e premiando la qualità della
sua azione criminale nell’ambito del gruppo”.
Per la Cucchi è “evidente che tale condotta nell’ambito del gruppo solidale abbia un carattere sistematico e ripetuto, in quanto destinato a stimolare gli insulti e le offese nei confronti delle vittime, di volta in volta, designate, che puntualmente si realizzano copiosamente”.
Per questo “tale condotta oltre ad integrare il reato di diffamazione, configura senz’altro il delitto di istigazione a delinquere, aggravata
perché commessa attraverso l’uso di strumenti informatici, poiché
stimolava gli altri partecipanti ad offendere la famiglia Cucchi e la
memoria di Stefano Cucchi, e quindi a commettere il reato di
diffamazione”.
“Non ci può essere alcun interesse sociale – afferma Ilaria Cucchi – connesso ad un fiume
di offese prive di alcun contenuto critico sulla mia azione o sulle mie
dichiarazioni. Si tratta solo di attentati vigliacchi alla mia reputazione, a quella di mio fratello, a quella dei miei genitori e a quella del mio legale”.
Quanto alla responsabilità di amministratori e moderatori,
trattandosi di un gruppo Facebook chiuso (“che ha come quasi esclusivo
scopo – continua la denuncia – la commissione o istigazione dei reati
sopra specificati, ed analoghi, quali istigazione all’odio razziale,
vilipendio al Presidente della Repubblica, ecc”.), sia pur con migliaia
di partecipanti selezionati, quindi soggetto al controllo di
amministratori e moderatori, “è evidente che costoro hanno condiviso, e mai rimosso, i post e i commenti qui indicati.
Se colui che accetta e assume la qualifica di amministratore e
moderatore non interviene a fronte di numerosissimi commenti così
odiosi, violenti e chiaramente diffamatori è chiaro che, coerentemente
con la visione del mondo e dell’umanità che contraddistingue il gruppo
de “I Pinguini Estensi”, ne condivide il contenuto, sicché dovrà risponderne in concorso con gli autori,
per aver loro assicurato che le dichiarazioni diffamatorie giungessero a
conoscenza del pubblico, avendo il potere, per libera scelta e secondo
le regole del Gruppo Chiuso in Facebook, di rimuoverle o segnalarle”.
Si arriva quindi all’accusa
più grave: “alla luce della struttura del gruppo e delle attività in
esso svolte dagli stessi amministratori, si ritiene che le condotte di
questi ultimi volte a stimolare, provocare, organizzare e dunque
istigare la commissione di reati (poi effettivamente commessi),
coordinate nel vincolo associativo criminoso rappresentato dal gruppo
facebook chiuso, possano far ritenere che tale gruppo costituisca una vera e propria associazione a delinquere”.
https://www.estense.com/?p=829682
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