Non vogliono vicini marocchini, a processo per “odio razziale”
Roma.
Cacciare a ogni costo dal condominio i vicini di casa
perché stranieri. Obiettivo perseguito (e fallito) da una coppia
di italiani che per più di due anni hanno reso la vita impossibile a una
famiglia marocchina, attraverso frasi razziste e cartelli offensivi
affissi ai muri. Gli episodi si sono verificati nella Torre 3 delle case
popolari a largo Ferruccio Mengaroni, a Tor Bella Monaca, e adesso i
due condomini – LR e AM – sono stati rinviati a
giudizio come chiesto dal pm Vittorio Pilla con l’accusa di atti
persecutori aggravati dall’odio razziale. Vittime del clima
intimidatorio sopportato per due anni NB e sua moglie B.,
nonché i due figli minorenni. Ad appesantire le contestazioni c’è
l’aggravante di aver perseguitato il capofamiglia invalido al 100%.
La convivenza si dimostra difficile dal giorno dell’ingresso dei
maghrebini nella Torre 3. I nuovi arrivati fanno appena in tempo a
disfare le valige che ricevono il primo benvenuto dai coinquilini.
Queste le frasi con cui R. e M. accolgono B., B. e i
loro bambini: «A voi stranieri danno la casa e a noi italiani no, a voi
danno il lavoro e a noi no, avete la casa perché siete stranieri e non
avete diritto all’accoglienza», dicono i due imputati secondo l’accusa.
Frasi pronunciate nell’agosto del 2013 che, per il pm, sono espressioni
dal tenore razzista. L’episodio non resta circoscritto. Anzi, la
quotidianità è costellata da approcci verbali analoghi: «Dovete andare
via, ve la faremo pagare, qui non ci dovete più stare». Però R. e
M. si scontrano con un ostacolo insormontabile: l’ostinata volontà
della famiglia marocchina di restare nella casa ottenuta grazie al
possesso dei requisiti previsti dalla legge.
Il braccio di ferro continua, gli imputati non
risparmiano colpi bassi. Sulle pareti del condominio affiggono cartelli
dal contenuto rimasto ignoto. Quando un foglio viene rimosso la reazione
dei due italiani è furente: «Ristaccalo e ti taglio una mano! Siete
pregati di non sbattere cancelli e porte. Specialmente la mattina alla
sei», scrivono in un nuovo cartello – citato dal pm – nel marzo del
2015. I marocchini non abbassano la testa. E la guerra degli imputati
prosegue, sempre a colpi di cartelli: «’A zozzi le carte delle merendine
buttatele al secchio, no sul pianerottolo e lavateve le mani che il
muro lo state a zozza’, abbiamo pagato per riverniciarlo, grazie»,
mettono nero su bianco il 23 settembre 2015. Niente, la famiglia di
B. non alza bandiera bianca, rimuove ancora una volta il messaggio.
La coppia abbandona ogni remora e bussa alla porta dei vicini: «Ti
spacco la faccia, come ti sei permesso di togliere il foglio?», grida
R. spalleggiato dalla M. che, secondo il pm, a sua volta urla:
«Dovete lasciare il foglio, ve ne dovete andare».
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