Ravenna.
«Il solito schifoso parcheggiatore».
Su profilo Facebook di ‘Ravenna Sicura’ viene postato il messaggio della donna, ieri rimosso (non dai moderatori del gruppo, ma da Facebook, pare).
Parte così: «Senso di inutilità e impotenza». La
ragione – spiega – è questa: «Poco fa mi sono sentita inutile come
cittadina e anche come poliziotta. Piazza Baracca: tento di parcheggiare
la mia auto privata e mi trovo ‘il
solito schifoso parcheggiatore’ abusivo dietro il culo della macchina a
volere dirigere le mie manovre». Il dialogo che ne segue – sempre
secondo il post – è questo: «Ti togli dal cavolo e mi fai
parcheggiare???!?».
«Risposta – annota lei imitando la cadenza dello straniero –: ‘Berghè? Io sdo guì dobe mi bare». Lei perde la pazienza: «Mi parte l’embolo
perché mi conosce bene anche perché verso mezzogiorno, mentre ero in
servizio, proprio qui in piazza Baracca, ho cercato di mandarli via
perché facevano i prepotenti con tutti e ridevano in faccia a me e al
mio collega».
«Bene caro cioccolatino – continua il post –, anche
se è tutt’altro ciò che penso, allora chiamerò i miei colleghi e vediamo
se non ti togli!». La risposta che la donna attribuisce allo straniero è
questa: «Ghiama ghi di bare gogliona dando non bi fade ghiente». A
questo punto, l’agente ha già ben presente che rischia provvedimenti
tanto che continua in questo modo: «Io probabilmente verrò richiamata
perché un poliziotto non può mai permettersi di dire che ne ha le palle
piene di sti cialtroni».
verso le 9 di ieri la donna è stata ricevuta dal questore. Ignoriamo il contenuto del loro colloquio, ma è chiaro che sulla questione, come di prassi, è stato aperto un procedimento disciplinare
al termine del quale la poliziotta in questione rischia provvedimenti
seri. Che potrebbero andare dalla destinazione ad altro incarico fino
alla sospensione dell’arma.
La Legge Mancino è anticostituzionale perché in contrasto con l’art. 21 della Costituzione che garantisce libertà di espressione ai cittadini. Nel 1974, negli anni del terrorismo comunista, la Corte Costituzionale dichiarò illegittimo l’art. 415 del Codice penale nella parte in cui prevedeva come reato l’istigazione all’odio tra le classi sociali. La motivazione in quel caso era proprio l’art. 21 della Costituzione: due pesi, due misure…
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