Facci: quando il "moderato" Chaouki diffondeva rap che inneggiava a violenza e terrorismo
Il direttore di questo giornale forse ha
sbagliato, in effetti non doveva utilizzare l' espressione fuori dai
coglioni a proposito degli attentatori di Berlino: io non sarei stato
così tenero, anzi, così moderato. Soprattutto dopo aver appreso che per
"moderato" passa invece il deputato piddino di origini marocchine Khalid
Chaouki, uno che ha soltanto detto - nell' ordine - che Feltri sarebbe
un razzista che fa il gioco dell' Isis, che andrebbe perseguito
penalmente, che dovrebbe intervenire il Presidente della Repubblica per
censurare una roba così allucinante, una cosa idiota che viola la
Costituzione (sarebbe l' articolo di Feltri) e che di passaggio Feltri
viola anche la legge Mancino, che parla di incitamento all' odio su base
religiosa e razziale. Nient' altro, perché Khalid Chaouki è un
moderato.
È per questo che il Pd l' ha fatto eleggere: perché è un moderato. È per questo che i talk-show se lo contendono: perché è un moderato, così come era considerato moderato l' imam Sharif Lorenzini che nell' agosto scorso mi urlò in diretta io purifico l' Italia da gente come lei, che deve essere rieducato. Dovremmo ricordarlo più spesso, che Khalid Chaouki è un moderato. Al ministero della Difesa, per esempio, se lo sono dimenticati: per sbaglio hanno inserito Chaouki nel dossier sul radicalismo islamico realizzato dal Cemiss (Centro militare studi strategici) e hanno classificato Chaouki tra gli esponenti islamici radicali nonostante le sue numerose affermazioni contro il terrorismo e l' intolleranza religiosa.
Quanta distrazione. Ricorderete quando il grillino Alessandro Di Battista disse che avrebbe cercato di comprendere le ragioni dei terroristi dell' Isis: scoppiò un putiferio nazionale e i giornali lo misero in croce. Invece, nell' estate 2014, quando il moderato Khalid Chaouki (già deputato) partecipò e diffuse un video di musica rap che inneggiava a violenza e terrorismo, in confronto accadde poco o nulla. Se non lo ricordate è perché la vicenda passò appunto sotto silenzio o quasi: Chaouki compariva nel video del rapper 37enne Amir Issaa (il deputato faceva la parte di un preside che puniva un bambino italiano) e il testo annoverava passaggi come questi: Se il futuro è il nostro lo vogliamo in esclusiva / stanchi di elemosinare diritti e metterci in fila / da Palermo a Torino scoppierà un casino / se l' Europa è un altra storia / se Roma non è Berlino / è la paura di qualcosa che ormai vive qua vicino / e non ti salverai in Padania, non esiste in nessun libro... è la storia di un normale cittadino impazzito, era clandestino, adesso è un assassino.
Il deputato piddino Khalid Chaouki non si dissociò, anzi, sponsorizzò il video (e il testo) sulla sua pagina Facebook. Accadeva mentre ancora incombevano le stragi di Parigi. Nessuno - o nessuno qui, almeno - invocò la censura per la canzone, o definì Chaouki come un razzista che fa il gioco dell' Isis, nessuno disse che andava perseguito penalmente, che doveva intervenire il Presidente della Repubblica perché violava la Costituzione e anche la legge Mancino. Queste cose però adesso le ha chieste un deputato musulmano della Repubblica italiana, ma beninteso, moderato.
di Filippo Facci
È per questo che il Pd l' ha fatto eleggere: perché è un moderato. È per questo che i talk-show se lo contendono: perché è un moderato, così come era considerato moderato l' imam Sharif Lorenzini che nell' agosto scorso mi urlò in diretta io purifico l' Italia da gente come lei, che deve essere rieducato. Dovremmo ricordarlo più spesso, che Khalid Chaouki è un moderato. Al ministero della Difesa, per esempio, se lo sono dimenticati: per sbaglio hanno inserito Chaouki nel dossier sul radicalismo islamico realizzato dal Cemiss (Centro militare studi strategici) e hanno classificato Chaouki tra gli esponenti islamici radicali nonostante le sue numerose affermazioni contro il terrorismo e l' intolleranza religiosa.
Quanta distrazione. Ricorderete quando il grillino Alessandro Di Battista disse che avrebbe cercato di comprendere le ragioni dei terroristi dell' Isis: scoppiò un putiferio nazionale e i giornali lo misero in croce. Invece, nell' estate 2014, quando il moderato Khalid Chaouki (già deputato) partecipò e diffuse un video di musica rap che inneggiava a violenza e terrorismo, in confronto accadde poco o nulla. Se non lo ricordate è perché la vicenda passò appunto sotto silenzio o quasi: Chaouki compariva nel video del rapper 37enne Amir Issaa (il deputato faceva la parte di un preside che puniva un bambino italiano) e il testo annoverava passaggi come questi: Se il futuro è il nostro lo vogliamo in esclusiva / stanchi di elemosinare diritti e metterci in fila / da Palermo a Torino scoppierà un casino / se l' Europa è un altra storia / se Roma non è Berlino / è la paura di qualcosa che ormai vive qua vicino / e non ti salverai in Padania, non esiste in nessun libro... è la storia di un normale cittadino impazzito, era clandestino, adesso è un assassino.
Il deputato piddino Khalid Chaouki non si dissociò, anzi, sponsorizzò il video (e il testo) sulla sua pagina Facebook. Accadeva mentre ancora incombevano le stragi di Parigi. Nessuno - o nessuno qui, almeno - invocò la censura per la canzone, o definì Chaouki come un razzista che fa il gioco dell' Isis, nessuno disse che andava perseguito penalmente, che doveva intervenire il Presidente della Repubblica perché violava la Costituzione e anche la legge Mancino. Queste cose però adesso le ha chieste un deputato musulmano della Repubblica italiana, ma beninteso, moderato.
di Filippo Facci
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