Ha
95 anni e a salute malferma. Ciononostante Hubert Zafke, forse l’imputato più vecchio del mondo, è ricomparso oggi davanti al giudice, a Neubrandenbourg, in Germania. Il processo a Zafke è stato interrotto varie volte in seguito alle pessime condizioni di salute dell’anziano. “Il mio cliente è moribondo e si troverà presto di fronte al giudice supremo”, ha detto il suo avvocato. C’è solo un motivo per cui oggi, in Europa, un tribunale può chiamare un 95enne alla sbarra: ovvio, si tratta dell’Olocausto.
Zafke è accusato di “complicità in omicidi aggravati”. Cosa avrà fatto mai, in gioventù, questo soggetto per ritrovarsi oggi sul capo un’accusa tanto infamante? È stato infermiere ad Auschwitz. Non fucilatore, non torturatore, non dirigente, non quadro politico. Secondo l’accusa, tuttavia, l’uomo era consapevole di trovarsi all’interno di un campo di sterminio e partecipò attivamente alla sua organizzazione e al suo funzionamento. Tanto sembra bastare.
Per molti anni, un’accusa così vaga e indiretta non avrebbe retto,
anche nel clima vendicativo seguito al 1945. Da qualche anno a questa
parte, tuttavia, le cose sono cambiate. Nel 2011 è stato condannato a
cinque anni di reclusione John Demjanjuk con l’accusa di “concorso in
omicidio” di quasi 30 mila persone. Prima di quella sentenza nel sistema
giuridico tedesco bisognava provare la responsabilità individuale
dell’imputato in fatti di sangue. Dopo il 2011 è diventata sufficiente
la “partecipazione” in varie forme al sistema dei campi. È anche per
questo che Zafke non ha mai tentato di scappare o di nascondersi: dal
1951 vive a Neubrandenbourg, dove ha condotto una vita irreprensibile e
ha messo al mondo quattro figli. Poi un giorno il suo nome è finito nel
dossier “Operazione ultima chance”, una lista di 12 “criminali nazisti”
ancora in vita diffusa dal centro Simon Wiesenthal. Probabilmente, si tratta solo dell’ultima chance per ottenere qualche finanziamento.
95 anni e a salute malferma. Ciononostante Hubert Zafke, forse l’imputato più vecchio del mondo, è ricomparso oggi davanti al giudice, a Neubrandenbourg, in Germania. Il processo a Zafke è stato interrotto varie volte in seguito alle pessime condizioni di salute dell’anziano. “Il mio cliente è moribondo e si troverà presto di fronte al giudice supremo”, ha detto il suo avvocato. C’è solo un motivo per cui oggi, in Europa, un tribunale può chiamare un 95enne alla sbarra: ovvio, si tratta dell’Olocausto.
Zafke è accusato di “complicità in omicidi aggravati”. Cosa avrà fatto mai, in gioventù, questo soggetto per ritrovarsi oggi sul capo un’accusa tanto infamante? È stato infermiere ad Auschwitz. Non fucilatore, non torturatore, non dirigente, non quadro politico. Secondo l’accusa, tuttavia, l’uomo era consapevole di trovarsi all’interno di un campo di sterminio e partecipò attivamente alla sua organizzazione e al suo funzionamento. Tanto sembra bastare.
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