mercoledì 20 aprile 2016

A Torino la legge Mancino non vale per esponenti PD

Le leggi, in particolare la Mancino, si interpretano.


 Torino. Un candidato della Lista Noi per Savona appare in foto sui social network in sedia a rotelle e il “Responsabile Sanità Partito Democratico Federazione Metropolitana di Torino” scrive un post su Facebook: “Ma uno è pure storpio”. E’ bufera.
Se i pm di Genova indagano sul leghista Giovanni De Paoli che avrebbe discriminato i gay, nonostante smentita e scuse dell’interessato, 
http://mauriziodangelo.blogspot.it/2016/03/genova-legge-mancino-estesa-ad.html
http://mauriziodangelo.blogspot.it/2016/02/genova-denunciato-per-frase-su.html

per coerenza i pm di Torino dovrebbero indagare pure sul funzionario del Pd Guido Alessandro Gozzi che se la prende con i diversamente abili.
Volendo interpretare alla lettera il post del democratico, la frase incriminata non appare solo una pubblica, meschina e semplice offesa ai disabili perché, in tale contesto, può significare che il candidato savonese sarebbe indegno di candidarsi alle prossime elezioni amministrative solo per quella sua condizione fisica.
Ossia, una discriminazione.
Pertanto, se taluni magistrati ritengono che la legge Mancino sulla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali, si possa applicare a favore dei gay, si potrebbe fare altrettanto pure per i diversamente abili, che hanno tutto il diritto di non essere discriminati e di candidarsi come ogni altro alle elezioni.
Inoltre, nel momento in cui il Pd ligure continua a reclamare le dimissioni per De Paoli, dovrebbe prima chiedere ai compagni di Torino di provvedere all’espulsione dal partito per Gozzi.
Finora, neppure una delle persone o associazioni per i Diritti umani che si sono scandalizzate e scagliate contro il leghista si è mossa contro il democratico.
Guido Alessandro Gozzi ha confermato quello che ha scritto e, dopo le proteste sui social e l’intervento di alcuni politici e dirigenti del Pd che hanno stigmatizzato il fatto, si è scusato pubblicamente: “Una pessima battuta per cui devo assolutamente domandare scusa, mortificato al massimo. Mi scuso con la persona specifica a cui avrei rivolto la mia attenzione, soprattutto mi scuso in generale con chiunque soffra di una disabilità. La mia cultura non è quella che la sgradevole battuta può avere espresso. Tutto è successo al termine di un lungo scambio telefonico di vedute, poi concluso su Facebook a tarda sera con una mia storica amica savonese. Eravamo nella solita discussione relativa al basso contrasto tra fazioni della stessa area politica che sta caratterizzando la campagna elettorale a Savona. Amarezza per le solite diatribe della sinistra. Amarezza maggiore per la mia caduta di stile, della quale penso mi ricorderò a lungo”

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