sabato 2 febbraio 2013

Sulla legge Mancino: il carteggio Sodalitium del 1993

Su internet si trovano sempre cose interessanti.
Voglio copincollare qui il carteggio Nicola Mancino- Sodalitium liberamente scaricabile a questo link:

http://www.sodalitium.biz/index.php?ind=downloads&op=download_file&ide=5&file=34.zip
pag.34

“CASO MANCINO”
“Sodalitium” pensa di fare cosa utile ai suoi lettori presentando una serie di documenti su quello che, per semplificare,
può essere chiamato il “caso Mancino”. Ministro degli Interni nel passato governo Amato come pure nell’attuale governo Ciampi, il senatore democristiano Nicola Mancino è stato duramente attaccato dal mensile ebraico d’informazione “Shalom” (n. 4, 30 aprile 1993) per una sua intervista concessa al quotidiano “La Stampa” e pubblicata il 14 aprile. Tutto ciò malgrado il “decreto-legge” da lui varato il 26 aprile successivo, e volgarmente noto come decreto “anti-naziskin” (anche se costoro non sono neppure citati nel decreto, di ben più vasta portata).
Riteniamo di particolare interesse la notizia riferita dal documento n. IV, secondo la quale dobbiamo al deputato repubblicano Enrico Modigliani, membro della comunità ebraica romana, la principale novità del decreto, e cioè il fatto che il decreto Mancino estenda, rispetto alla precedente legge del 1975 ed alla convenzione di New York, il reato di “discriminazione” anche alla discriminazione per motivi religiosi. Alla fine della lettura, sorge spontaneo il quesito: il sen. Mancino verrà arrestato (pene fino a 5 anni di carcere in base al decreto da lui sottoscritto) per antisemitismo?
A leggere “Shalom”, si direbbe di sì...


Intervista concessa dal ministro a “La Stampa” il 14 aprile 1993 (“Shalom” n. 4, aprile 1993).
Da “La Stampa” del 14 aprile 1993, intervista di Paolo Guzzanti al ministro dell’Interno Nicola Mancino sulle gravi accuse mosse dai giudici di Palermo al senatore Giulio Andreotti, contro il quale taluni credono sia stata messa in atto una specie di congiura.

Che ne dice il ministro Mancino, chiede Guzzanti al suo interlocutore?
 « Si ho visto. Io non credo alla congiura ma… ».
 Ma?
« Non credo alla congiura dei servizi segreti, non credo alle trappole americane, come qualcuno dice… Ma penso che al mondo ci siano delle potenti lobbies che non vedevano l’ora di saldare i conti a Giulio Andreotti ».
Lobbies di che genere?
« Di genere finanziario e massonico. Io credo che siano scese in campo contro di lui delle potenti concentrazioni dell’alta finanza che lo avevano nel mirino per le sue posizioni filoarabo, filo-olpiste… ».
Una congiura giudaico-massonica? Ma via, ministro Mancino…
« Non ho affatto parlato di una congiura. Ho detto che ho l’impressione, la sensazione, che contro Andreotti esista da tempo, animosissimo, un grande fronte che non ha digerito le sue posizione in politica estera, e nel Medio Oriente in particolare ».


II) Reazioni del mensile “Shalom” all’intervista del ministro Mancino.
(…) Ma l’aria è pesante, l’atmosfera inquinata e non solo in quelle terre dove l’antisemitismo ha tali radici da rendere vani gli sforzi delle minoranze liberali e democratiche di quei paesi per estirparle. L’aria è pesante anche qui da noi, quasi ad esemplificare l’assunto che quando una situazione politica si fa confusa, circolano veleni. I lettori potranno vedere in questo numero i particolari della vicenda che riguarda il ministro dell’Interno Nicola Mancino e le sue incredibili dichiarazioni. Dichiarazioni che rieccheggiano, più dettagliatamente la linea difensiva del senatore a vita Giulio Andreotti circa una non meglio precisata congiura internazionale - americana - contro di lui. E se appaiono eccessive e a stento credibili certe accuse che gli vengono mosse (tipo baci ai mafiosi), ancora più inattendibili e sorprendenti sono i riferimenti a presunte vendette degli Stati Uniti, o meglio, come precisa Mancino, dell’alta finanza internazionale, come se gli
Stati Uniti e la mitica finanza internazionale non avessero altre preoccupazioni che quella d’inguaiare i nostri inossidabili uomini politici. Uomini politici in preda ad una sorta di sindrome dissociativa, visto che lo stesso ministro Mancino varava con procedura d’urgenza la legge contro i naziskin. Si direbbe che una classe politica in agonia non sappia più che cosa dire o fare per salvarsi. Ma i riferimenti a congiure internazionali assumono sinistre connotazioni. E spetterebbe proprio agli uomini politici trarre corrette conclusioni dalle lezioni della storia, specie da quella contemporanea (…) (pag. 1).
(…) La tesi del complotto è stata ribadita il 14 aprile scorso dal ministro dell’Interno Nicola Mancino, nel corso di una intervista a Paolo Guzzanti della “Stampa” di Torino. Il ministro ha parlato di lobbies “che non vedevano l’ora di saldare il conto con Andreotti” ed anche se Mancino non ha pronunciato la parola “ebrei” né “Israele”, la descrizione della congiura giudaico-massonica non poteva essere più classica e palese. Come ha sottolineato la presidente dell’Unione Tullia Zevi in una lettera all’allora presidente del Consiglio Giuliano Amato (e ribadito poi in due interviste a quotidiani), era chiaro il richiamo del Ministro dell’Interno - responsabile della sicurezza di tutti i cittadini italiani, compresi gli ebrei, entro i confini nazionali - ai più pericolosi pregiudizi antisemiti, diffusi in termini non molto dissimili dalla polizia zarista all’inizio di questo secolo, tramite quel libello noto come “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”. (Pag. 3).


III) Lettera del 22 aprile, del ministro Mancino a Tullia Zevi.
Gentile signora Zevi, anche Lei, inseguendo la moda ormai ricorrente nel nostro Paese, attribuisce a me opinioni che non ho espresso anche perché esse mi sono assolutamente estranee, culturalmente e politicamente.
Contro i naziskin pende avanti alla Camera dei deputati un disegno di legge Mancino: ed è l’ultima mia presa di posizione rispetto a fenomeni di intolleranza, di prevaricazione e di violenza. Lei - me lo consenta - prima di fare dichiarazioni pubbliche avrebbe dovuto leggere più attentamente la mia intervista a “La Stampa” di Torino e distinguere il contenuto delle mie risposte rispetto al contenuto delle domande. Mi sono limitato a parlare di reazioni della massoneria e della finanza internazionale alla politica filo-araba e filo-olpista dell’on.le Andreotti: personalmente - ma non solo - non trovo alcuna identità tra massoneria, finanza internazionale e mondo ebraico; non vedo, perciò, la ragione della Sua reazione.
Ella avrebbe dovuto reagire, semmai alla domanda di Paolo Guzzanti, il mio intervistatore: mi consenta, perciò, di chiederLe se la malizia di un giornalista possa trasformarsi in un capo di accusa contro di me: non sono in nessun senso la persona che può servire ad alimentare una polemica, soprattutto se pretestuosa.
Nicola Mancino

Questa la lettera del ministro, il quale mentre da un lato si lasciava andare ad una ben singolare difesa d’ufficio di Andreotti, dall’altro firmava il decreto-legge antinaziskin che lo faceva definire da questi ultimi “servo degli ebrei”. Ci sarebbe però piaciuto sapere, a chi Mancino si riferiva (nomi e cognomi) parlando di quelle “reazioni della massoneria e della finanza internazionale alla politica filo-araba e filo-olpista dell’on.le Andreotti”, affermazioni che qui ribadisce. Sarebbe interessante e consolante sapere che forze così poderose come massoneria e finanza internazionale hanno tanto a cuore gli interessi vitali dello Stato ebraico. Sicuramente se così fosse gli ebrei si sentirebbero meno soli (Commento di “Shalom”, pag. 3).


IV) Articolo del mensile “Shalom” n. 4, aprile 1993, pag. 12. Prima delle dimissioni di Amato un decreto legge. Per stroncare il fenomeno dei naziskin.
Doveva essere un disegno di legge. Doveva cioè andare al dibattito parlamentare. Ma le dimissioni del presidente del Consiglio Amato hanno indotto il governo, nella sua ultima seduta, ad emanare un decreto- legge, vale a dire una legge che ha effetto immediato (salvo l’approvazione del Parlamento entro 60 giorni). Si tratta dei provvedimenti legislativi tesi a stroncare il fenomeno dei naziskin e in genere delle manifestazioni di razzismo, xenofobia e antisemitismo, quali slogan o striscioni razzisti negli stadi, manifestazioni contro gli extracomunitari, incitamenti alla discriminazione razziale, etnica religiosa. Ognuno di questi atti comporta una pena fino a quattro anni di prigione; chi incita alla violenza (e ovviamente chi né è l’autore, salvo aggravanti specifiche) potrà vedersene inflitti sette. Per quanto riguarda la violenza però nel decreto-legge è scomparso il reato a se stante di “incitamento alla violenza”, che è confluito nel più generale articolo 1. Il decreto ha tenuto conto delle osservazioni fatte dal relatore Gaspari nella commissione Giustizia, ma anche dei suggerimenti dell’intergruppo parlamentare che si è occupato del problema. Nell’intergruppo, che comprendeva parlamentari delle opposizioni, particolarmente attivo è stato l’on. Enrico Modigliani del PRI che si è detto soddisfatto del decreto, anche in quanto, ha detto, “ha tenuto conto proprio delle nostre indicazioni, della necessità cioè, più che individuare nuove tipologie di reato, di utilizzare le norme esistenti, facendole confluire in una sorta di testo unico”. L’articolo 1 del decreto modifica anche, estendendola a motivi religiosi (soprattutto per opera di Modigliani che presiedeva l’intergruppo), la legge 654 del 1975 emanata a ratifica della convenzione di New York sulla discriminazione razziale e recepisce quanto previsto successivamente dalla legge 101/1989 che attua l’Intesa tra Stato italiano e comunità ebraica. Il senso di questo decreto-legge è comunque quello di sensibilizzare gli operatori della giustizia ai nuovi fenomeni razzistici che si sono registrati negli ultimi tempi anche nel nostro paese. Come dire che le leggi esistevano già ma venivano in parte disattese. Il decreto è quindi più che altro una necessaria accentuazione della volontà del governo e del paese di non tollerare manifestazioni discriminatorie e men che meno violente.


V) Articolo del magistrato Carlo Alberto Agnoli sul decreto-legge 122, pubblicato dalla rivista “Chiesa viva”, n. 241, giugno 1993.

LA CHIESA CATTOLICA MESSA AL BANDO DA UN “PROVVEDIMENTO GOVERNATIVO”
Tra la generale disattenzione e indifferenza è stato recentissimamente varato, con le firme di Amato, Mancino e Conso, e sotto il pretesto dell’estrema urgenza di combattere il fenomeno naziskin (ma da noi chi li ha mai visti, e quanti sono?), e in tempi di sconcertante brevità (26 aprile, approvazione; 27 aprile, pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale; 28 aprile, entrata in vigore) un Decreto- legge di enorme portata politica che, se rigorosamente applicato, porterà alla pratica abrogazione di tutte le libertà costituzionali. In esso, infatti, si prevede la punizione, con pene detentive e accessorie di inaudita durezza (basti qui dire che, anche per un perverso gioco di circostanze aggravanti, si arriva ad oltre 7 anni di reclusione, per i capi e i promotori, e che è previsto il sequestro addirittura delle case, sol che vi si rinvengano simboli di qualche associazione incriminata!) chiunque «in qualsiasi modo incita alla discriminazione o all’odio, o incita a commettere o commette violenze o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».
Poiché queste righe non sono destinate a una rivista giuridica ma al pubblico, ci limitiamo a sottolineare gli aspetti più sconcertanti di questa incredibile legge. A tal fine giova, anzitutto, rilevare la preoccupante genericità delle parole: chi, in qualsiasi modo, incita all’odio. Che significa, infatti, incitare all’odio? Chi, ad esempio, dicesse che gli zingari sono quasi tutti ladri e fannulloni, inciterebbe all’odio etnico? E che dire di chi, sfogandosi a proposito dei Serbi, li definisce barbari, feroci, violenti e capaci di ogni delitto? O di chi, alle partite internazionali di calcio, si lasciasse trascinare un po’ troppo? O del settentrionale che se la prende col meridionale, e viceversa, per le solite note e trite diatribe? E se uno protestasse anche pubblicamente contro gli extra-comunitari sostenendo che godono di ingiustificati privilegi e di generose sovvenzioni a spese del contribuente italiano, e manifestano una allarmante propensione alla prostituzione e al delitto, sarebbe, per ciò, da considerare uno che “incita all’odio”?

Il dubbio è tanto più grave in quanto le parole “in qualsiasi modo” rendono la condotta descritta ancor più nebulosa ed elastica, esponendo i discorsi più banali ad una illimitata criminalizzazione: d’ora innanzi, ognuno dovrà stare molto attento a quello che dice, o scrive, per evitare di venir trascinato in ceppi davanti a un tribunale e di trovarsi esposto alla universale esecrazione come cripto-naziskin!
Ma il punto in cui il Decreto-legge nr. 122 del 26 aprile scorso davvero eccede tutti i limiti, è quello in cui punisce, con le sue pene draconiane, «chi in qualsiasi modo…. incita alla discriminazione per motivi religiosi ». Invero, il verbo “discriminare”, secondo il “Novissimo Dizionario del Palazzi”, significa semplicemente “distinguere”, e che tale sia il suo significato anche nel contesto del Decreto in esame, si ricava con certezza dal confronto con l’articolo 1 della “Convenzione Internazionale” di New York del 7 marzo 1966, che costituisce il punto di riferimento del detto provvedimento legislativo, che peraltro ne allarga a dismisura la portata. Se ne ricava che, d’ora innanzi, chiunque “distingue, o incita a distinguere tra l’una e l’altra religione, e di conseguenza, per l’inscindibile nesso tra religione e morale, tra gli appartenenti all’una e all’altra religione, è punibile con le pene previste dalla nuova normativa.
A questo punto, è chiaro che il cristiano - ma, si badi bene, anche il non cristiano! - non potrà più condannare, ad esempio, il “satanismo” e i “satanisti”, deprecando i sacrifici umani, la magìa sessuale, le oggidì sempre più frequenti “messe nere” la profanazione delle “ostie consacrate” e gli altri abominevoli riti connessi a quel culto, e le perversioni morali delle persone che vi aderiscono, e nemmeno biasimare le pratiche e i cultori della magìa nera e della stregoneria, o culto della Wicca, coi suoi malefici, venefici e fatture, o irridere alle stoltezze della astrologia! Né potrà ritenersi al sicuro dagli inesorabili rigori della nuova legge chiunque si permetta di censurare la teoria e la pratica della poligamia e dello schiavismo, professati dagli islamici, e la loro dottrina della “gihad”, o guerra santa - per cui il mondo intero va conquistato con la spada alla religione di Maometto e gli “infedeli” convertiti o sterminati - o chi si attenti ad esecrare gli eccessi dei “fondamentalisti” islamici e i loro massacri, come in Sudan o nel Libano!

In siffatto ordine di idee, non si vede come sarà possibile consentire la ristampa e la diffusione del “Nuovo” e dell’“Antico Testamento”. Come potranno essere ammessi i passi in cui Gesù definisce i farisei “razza di vipere” (Matt. 12, 34), o li accusa di avere per padre il diavolo (Giov. 8, 44), o quello che riporta la lunga invettiva “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!...”, che occupa l’intero capitolo 23 del Vangelo di San Matteo? E che dire della condanna da Cristo stesso proferita nei confronti di tutti coloro che diffondono dottrine diverse dalla sua, definendoli “ladri e malandrini” (Giov. 10)? O delle parole di San Giovanni, laddove afferma che chi nega la Divinità di Cristo è un “seduttore e un anticristo” (II Giov. 2, 7)? Quanto all’Antico Testamento, non definisce, forse, “demoni” le divinità adorate dai pagani? In questo contesto, il cristianesimo stesso che condanna, per dirla con Dante, il culto “degli dèi falsi e bugiardi”, e si afferma unica verità (“lo sono la via, la verità e la vita”, dice Gesù), di contro alle “tenebre e all’ombra di morte” (Matteo, 4, 16) dell’idolatria e dell’ateismo, difficilmente potrà sfuggire all’accusa di essere una di quelle “organizzazioni, assocazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione… per motivi religiosi”, che il 3° comma dell’art. 1 della nuova legge rigorosamente vieta severamente, punendone gli aderenti e i capi. In questo caso, però, il Promotore, la cui punizione è pure prevista, non potrà essere colpito né da Amato, né da Mancino o Conso, essendo già stato crocifisso circa 2.000 anni or sono! D’altronde, per togliere ogni dubbio sulla messa fuori legge della Chiesa Cattolica con tutta la sua Gerarchia e i suoi fedeli, è sufficiente considerare che anche il nuovo Codice di Diritto Canonico prevede, come impedimento al matrimonio, l’appartenenza di uno dei coniugi a una religione diversa e, in tal modo, inequivocabilmente, “discrimina” ed incita a “discriminare”. Se questa è la posizione del Cristianesimo di fronte alla Repubblica Italiana, non potrà essere migliore neppure quella dell’Islamismo, il cui testo sacro, il Corano, pur lasciando salva la vita ai “popoli del Libro” - cristiani ed ebrei - al versetto 56 della “sura” quinta, così ammonisce i suoi fedeli: «O voi che credete, non prendete per amici gli ebrei e i cristiani. Dio, in verità, non guida gli uomini iniqui»! Se questa non è discriminazione!... L’Islam, del resto, come è noto, fa della distinzione tra fedeli e infedeli (dhimmi), soggetti a tributo, uno dei pilastri del proprio ordine sociale! Anche il Buddismo, nel Kalachakra Tantra, bestemmia Gesù e ne spregia i fedeli, chiamando, il primo, “maestro di barbari”! Comunque, è evidente che ogni religione, nel momento stesso in cui si pone come vera, nega le altre. Ma vi è forse maggiore accordo tra sistemi filosofici o ideologie politiche?
In realtà, questa incredibile legge, in nome della tolleranza razziale e religiosa, sotto pretesto di universale libertà, cancella ogni libertà di pensiero, di parola, di stampa, di associazione e, soprattutto, di religione, dal momento che non ammette più religione alcuna, implicitamente abrogando, però, anche i capisaldi della Costituzione e ponendo le premesse di una inaudita tirannide! E in verità, i naziskin non sono che un falso scopo, il pretesto per una manovra con ben altri e inconfessabili obiettivi, ben più importanti che non quello costituito da alcuni sciagurati, esaltati da idee di evidente marca massonica e dichiaratamente anticristiana, quali sono innegabilmente quelle naziste. Ciò appare evidente sol che si consideri che la grande novità del testo legislativo in esame, il quale, in questo campo, va al di là della citata Convenzione di New York del 7 Marzo 1966 e della precedente legge 13.10.1975 n. 654, portante ratifica di tale Convenzione, è che con esso viene appunto introdotto il divieto della “discriminazione” per motivi religiosi. Tale divieto non ha evidentemente alcun riferimento con i naziskin che, a quanto ci risulta, non sono certo noti per la loro particolare frequenza nelle chiese cattoliche, per la loro devozione o la loro osservanza dei Comandamenti Divini, e nemmeno per l’appartenenza ad altre religioni. Non può, quindi, non sorgere, nell’osservatore attento e scaltrito, il sospetto di trovarsi di fronte a una delle tante tenebrose manovre di quei poteri occulti che muovono come marionette gli uomini che sembrano dominare lo scenario politico. Tanto più il sospetto appare fondato ove si consideri che la tesi di una pretesa superiore unità esoterica delle religioni, al di là delle più stridenti differenze, costituisce il principale caposaldo della dottrina massonica. A tale premessa teorica si collega lo sforzo di infiltrare ogni “credo” per ridurlo a semplice rito, senza alcuna pretesa di verità e di giustizia. E ciò nel nome di un assoluto relativismo dissolutore che postula la negazione del principio logico di contraddizione!


Leggo e copincollo ancora pezzo di pag 60 della rivista n° 44 (scaricabile qui:  http://www.sodalitium.biz/index.php?ind=downloads&op=download_file&ide=16&file=44.zip

 Nel 1992, si registra infatti un caso di una gravità estrema, le cui conseguenze ancora gravano sul nostro capo, la famosa “legge Mancino” (cf. Sodalitium n. 34 pag. 34). In quel frangente l’allora Ministro degli Interni Nicola Mancino (attualmente Presidente del Senato), in un’intervista rilasciata all’Unità dichiarò: «Siamo in Italia, la situazione non è esplosiva, e dunque preferirei un disegno di legge. Sono però sollecitato a scegliere il decreto legge» ( L’Unità, 25. 11. 1992).
Da chi fu sollecitato il Ministro? Chi possiede tanto potere da sollecitare il Ministro degli Interni? La risposta appare chiara alla luce di una lettera dello stesso Mancino, inviatami il 20 giugno 1993. Occorre sapere che il 1 giugno del ’93 avevo scritto una lettera al Ministro, in occasione di una sua polemica con la signora Tullia Zevi e col mensile della Comunità ebraica romana “Shalom”. La rivista ebraica accusava il Ministro (come vedrà il lettore dalla lettera riportata a fianco) di credere alla congiura giudaico-massonica. Mancino rispondeva, naturalmente, negando. Decisi pertanto, facendo finta di niente, di scrivere al Ministro degli Interni. Egli, a mio parere, aveva messo “il dito nella piaga”, come confermavano molte citazioni di autortà ebraiche, convertite o no alla fede, che sosteneva no la collusione tra l’odierno giudaismo e la massoneria. Con mia grande sorpresa, il Ministro mi rispose asserendo: «Trovo molto coerenti con il mio pensiero le opinioni da lei manifestatemi...».
Il fatto più sorprendente e sbalorditivo è che lo stesso Ministro, che evidentemente crede alla “congiura giudaico-massonica” ha varato, (su sollecitazione?), con urgenza la Legge che porta il suo nome contro la “dicriminazione razziale e religiosa”, ottenendo come ringraziamento dalla rivista della Comunità ebraica il gentile apprezzamento di persona “in preda a sindrome dissociativa” (Shalom, 30. 04. 1993, p. 1).
In base a tali lettere non si potrebbe chiedere l’incostituzionalità della Legge Mancino? Molti rispondono di sì, ma nessuno ha voluto dare risalto a documenti così scottanti e importanti! Forse che una mano nascosta dirige tutto?


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